COLLINE TORINESI Piemontesina Bella

#yesvendemmia: la Collina Torinese, regno incontrastato del Freisa

11 Ottobre 2015
vendemmia

E perché meno ammiri la parola,
guarda il calor del sole che si fa vino,
giunto a l’omor che de la vite cola.

Dante Alighieri, La Commedia – Purgatorio (Canto XXV)

L’arte della vendemmia è molto antica. Ricettacolo di simbolismo, significato e ritualità, rappresenta una parte fondamentale dell’identità piemontese. In Piemonte sono quattro le zone deputate alla produzione vitivinicola: Torino e Collina Torinese, Canavese, Pinerolese e Val Susa. Qui avviene la magia e proprio con il progetto #YesVendemmia, realizzato dalla Camera di Commercio di Torino, Yes! Torino  (il marchio di qualità dedicato all’accoglienza di hotel e rifugi della provincia di Torino), con la collaborazione dell’Associazione Strada Reale dei Vini e Torino Doc (la selezione dei vini di qualità della provincia di Torino), si vuole promuovere e valorizzare quest’arte.

Stuzzichevole è approdata a quello che viene considerato il regno incontrastato del Freisa: la Collina Torinese.

La produzione di vino in questa zona sembra risalire al sedicesimo secolo e trova particolare risalto con Casa Savoia grazie a cui crebbe l’interesse e la coltivazione di quelle che presero la denominazione di “vigna”.

Non solo di Freisa però brinda la Collina Torinese, ma anche di altri vini rari quali  Malvasia e Cari, vini dolci e ideali per il fine pasto.

Il Cari è un vino molto raro, sconosciuto ai più, la cui produzione è quasi scomparsa (ormai solo un’azienda vitivinicola lo produce). Le sue uve dolci e succose oggi vengono spesso utilizzate nella produzione del Malvasia. Questo dolce vino era apprezzato dagli aristocratici sin dal 1600 in particolare per le proprietà afrodisiache che le venivano attribuite.

Il Freisa, strettamente imparentato con il Nebbiolo, è tutelato con la Doc Asti dal 1972 e con la Doc Chieri dal 1973; compare poi in altre Doc piemontesi, come quelle della Langhe, del Monferrato e del Pinerolese. E un vino dal sapore intenso, accompagnatore ideale per carni rosse, selvaggina e formaggi molto stagionati.

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Un viaggio tra le lussureggianti Colline Torinesi ci portano a Cinzano all’Azienda Stefano Rossotto che guiderà i nostri passi alla scoperta dell’arte della vendemmia.

Uno dei parametri fondamentali per la raccolta delle uve da vino è il giusto grado di maturazione degli acini che in questa zona si raggiunge a Settembre – Ottobre.

Le vigne occupano diversi ettari di terreno ed è incredibile come ogni gruppo di filari a seconda dell’esposizione del sole possa cambiare in aspetto, in tempi diversi di maturazione ecc…

Qui le vigne abitano nel loro terreno ideale, cioè morbido smosso costituito da sabbia più ghiaia. La raccolta delle uve avviene in modo manuale e scopro  che al posto dell’archetto viene utilizzato il guyot per una miglior crescita della vite.

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La prima cosa che colpisce il mio sguardo, nell’ammirare il taglio di un grappolo, sono le mani di chi vive in una relazione d’amore con la natura e le proprie vigne. Mani vissute, ruvide e forti ma delicate e dolci allo stesso tempo come gli acini di un grappolo.

La vendemmia ha un qualcosa di antico e rituale che affascina da sempre l’essere umano. Un lungo processo di attesa, cura, , maturazione… Proprio come in una ricetta della Nonna dove le parole d’ordine sono pazienza, rispetto e amore.

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Una volta raccolti i grappoli vengono trasportati tramite grossi carrelli nel luogo dove avviene la pigiatura.

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L’immagine mentale che subito affiora pensando alla pigiatura è un grosso catino in legno pieno di uva su cui saltellano e pestano allegramente piedi nudi festeggiando l’autunno. Ovviamente oggi vengono utilizzati appositi macchinari  come le macchine pigiadiraspatrici che separano i grappoli dal raspo e contemporaneamente pigiano gli acini separando in questo modo le vinacce  dal mosto.

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Le vinacce vengono spremute e distillate in ottime grappe, mentre il mosto passa alla fase di fermentazione la cui durata dipende dalla tipologia del vino che si deve produrre, dai 4 – 5 giorni fino ai 10 – 15 giorni.

Il vino Freisa necessita di circa 7 – 8 giorni di fermentazione ma nel metodo classico di produzione di questo vino viene fatto rifermentare partendo da una base spumante. La presenza di solfiti è in quantità minima, ma apprendo che dipende dal grado di “sanità” dell’uva.

Nel periodo di Aprile – Maggio avviene la fase di imbottigliamento che porta sulla nostra tavola questo “succo inebriante”.

Come mi capita spesso, si torna a casa con la sensazione che partendo da una medesima base, la differenza la fa la passione e il duro lavoro dell’uomo. E il cuore si riempie di orgoglio e amore per la tua “casa”, sapendo che esistono scelte di vita appassionate.

Irene

Foto by Roberto Rizza

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